di Valeria C. Giuffrida

 

Pubblicata dal quindicinale “BOX”

 

 

 

Lorena è come la si vede, pimpante, semplice, sorridente ed estremamente simpatica ed alla mano.

La sua professionalità emerge da gesti piccoli, ma importanti, come preoccuparsi del  suo lavoro preparando tutto con cura ed in ogni minimo dettaglio. E’ talmente precisa e nel contempo umile, che la vedo predisporre il suo lavoro e pur avendola a pochi passi da me, non la disturbo, se non quando la vedo, lasciare definitivamente il tavolino di un noto albergo, che è stato l’appoggio per i suoi frettolosi, ma precisi appunti. A questo punto mi faccio avanti ed è un sorriso contagioso ed una viso simpatico a rispondere alle mie domande.

Lorena, la tua carriera è iniziata da giovanissima, possiamo dire una bimba…
“Bimba proprio non ero, però ufficialmente ho iniziato nel ’91. Avevo 17 anni quando arrivò il mio primo contratto RAI come ballerina, in precedenza ho avuto delle esperienze nella pubblicità e nei fotoromanzi. Di gavetta ne ho fatta molta…”
Tra le tue esperienze professionali, spicca quella alla “Corrida”, sei stata l’ultima valletta di Corrado
“Si, avevo 23 anni ed è stata un’esperienza fantastica: ero una spugna! Un soldatino che cercava di imparare il più possibile. Ovunque Corrado andava io lo seguivo,  secondo me lui è uno di quei personaggi che manca nella tv italiana perché il suo garbo unito alla professionalità e ad una sincera umanità lo rendevano unico. Il vero conduttore non può essere bravo solo davanti alle telecamere, serve la bellezza della persona unita alla professionalità”.
Sei giornalista, presentatrice, ballerina, perché hai un diploma in danza classica e moderna, in quale ruolo si sente più a suo agio?
Sono tutti linguaggi artistici che fanno parte di me, della mia storia. Ognuno mi ha dato qualcosa. Da un certo momento in poi ho capito che volevo essere una conduttrice ma è chiaro che se una conduttrice conosce anche altre forme di comunicazione e di arte ha sicuramente un elemento in più e tutta questa esperienza nel ballo e nel canto mi ha aiutato a diventare ciò che sono adesso”.
A “Domenica In” con successo hai  raccolto l’eredità «pesante» di Mara Venier. Come l’ha gestita?
Mara è una donna di spettacolo da molto tempo e poi non è giusto fare paragoni, perché ognuno ha la sua personalità. Io sono stata me stessa, senza subire le influenze di chi mi ha preceduto, ne le pressioni che arrivavano dall’esterno. Non ho controllato la concorrenza perché le lotte non mi interessano.

Domenica In è una trasmissione che ha un grande successo,  abbiamo mantenuto la promessa fatta all’ inizio di questa stagione, ovvero fare un programma di intrattenimento, ma con intelligenza, garbo e che contenesse sia intrattenimento che riflessione.
Per diversi anni hai condotto programmi inerenti alla religione, qual è il tuo rapporto con la fede?

“Il dono della fede l’ho sempre avuto ma senza esaltazione o bigottismo, vivo la fede nella quotidianità, nel rapporto con gli altri, nel senso di responsabilità con cui faccio le cose”.

Com’è stato l’approccio con “A sua immagine”?
”Dopo essere stata la valletta di Corrado ed aver lavorato con Arbore in un programma che doveva durare due mesi ed andato avanti tre anni, quando mi hanno proposto questo programma, in molti mi hanno preso in giro, chiedendomi: «Che cosa vai a fare in quella trasmissione barbosa?»….

…Però sei riuscita a dargli una nuova immagine…
Io ci ho creduto subito. Sentivo che dovevo fare quel programma, che il mio apporto poteva essere positivo. Il Vangelo è un libro bellissimo, che finisce con la Risurrezione, una pagina straordinaria, e l’idea di poter essere uno strumento per trasmettere questa gioia a chiunque, non solo ai cattolici, mi entusiasmava. In quel periodo ricevetti tantissime proposte di lavoro, ma preferii portare a termine il mio compito. Questo mi diede anche l’occasione di maturare una fede più adulta. E poi venne il Giubileo…”
Hai incontrato Giovanni Paolo II più volte, che ricordo ne serbi?
”Io l’ho sempre considerato un punto di riferimento. I suoi scritti continuano a essere vivi dentro di me, e ancora oggi in essi trovo le risposte giuste ogni volta che ho qualche dubbio. Per me una rimane una figura presente, quasi una bussola che mi orienta nella vita”
Chi è Lorena Bianchetti fuori dagli schermi televisivi?
”Esattamente quella che si vede in tv. Perché lavoro 24 ore su 24. Nel nostro mestiere non si smette mai, il telefono si spegne solo per andare a dormire. È una scelta di vita, alla quale poi cerchi di dare anche un senso: io sento di essere al servizio degli altri, del mio pubblico. La telecamera per me è una sorta di metal detector che mostra esattamente come sei, nel bene e nel male. Non potrei essere diversa a telecamere spente, mi farei del male, visto che il mio lavoro si protrae così a lungo. E poi c’è il rapporto con il pubblico: a me piace che la gente per strada mi riconosca e mi fermi, mi piace guardare i volti delle persone che mi seguono”
 

 

 

 

 

 

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