di Valeria C. Giuffrida

 

 

 

 

Pubblicata dal quindicinale “BOX”

 

 

 

 

Guardandolo ballare pensavo ad una parola, una sola che fosse capace di rappresentarlo:passione! Si, passione! E’ la parola giusta, la più atta a raccontare Antonio Marquez, il suo modo energico, irruento,ma nel contempo perfetto, elegante ed assolutamente magnetico di ballare.

La sua forza animalesca lo fa apparire “onnipotente” sul suo tablao, dallo zapateado irruente a quello leggerissimo, che sfiora appena le tavole del palco,ancora più difficile.

Presente con la sua compagnia il 5 marzo scorso a Catania, sul proscenio del Metropolitan, Antonio Marquez, in un gremito Teatro regala attimi di vera magia silenziosa, interrotta dall’incedere dei suoi passi forti e dalle sue movenze vigorose,che tagliano l’aria prima che la musica di Bizet abbia il sopravvento per “Después de Carmen”. La conquista nell’arena cresce ogni giorno. Il torero rischia la sua vita in questo lavoro. Alla vittoria si susseguono trofei, òles ed uscite a spalle.

La sua anima però non brilla,distrutta per la morte dell’amata. L’immagine di Carmen che lo perseguita non smette di perseguitarlo e non basta l’ alcool a lenire il suo dolore.

Dolore che trova un po’ di pace solo quanto sogna la regina dei “cigarreras”, la Carmen piena di vita, che il torero in sogno vede viva e che gli regala vita…ma Carmen è morta! Questo vivere appeso al filo della realtà e del sogno lo fa impazzire. Sarà Carmen in sogno che in una fusione di gesti, movenze ed amore, che ridarà la pace al torero regalandogli un nuovo amore, un’altra donna, una nuova vita, dove però il torero continua a vedere la sua sigaraia.

Il primo tempo si conclude e mentre il sipario si chiude su queste immagini magiche il teatro esplode in un applauso lungo e fragoroso.

Il secondo tempo è affidato in parte alle musiche di Manuel De Falla.

Alegrias narra la storia di un amore tra una giovane e bella gitana ed un ingrato signorino.

Fu rappresentata nel 1913, nel Casinò Municipale di Nizza, come un magnifico culmine di vari progetti anteriori di opere liriche di Manuel de Falla. Antonio Márquez ha creato una coreografia speciale per la rappresentazione di questa opera con la sua Compagnia. L’allestimento scenico è ricco ed i danzatori sono assolutamente perfetti.

Alegrias, però, è solamente una parentesi prima di arrivare al culmine dello spettacolo col Bolero di Ravel, dove Antonio, da sempre regala il meglio del suo danzare.

Il progressivo crescendo del Bolero, la sua melodia ripetitiva, incrementata continuamente con una ricchezza strumentale che sembra inesauribile, dà luogo a diversi quadri di danza nei quali si stabilisce un dialogo plasmabile tra il personaggio principale , interpretato da Márquez, che appare sul proscenio tra effetti di luce che sottolineano la presenza scenica del ballerino ed i diversi gruppi di danzatori.

A conclusione del”Bolero” gli applausi fanno vibrare il teatro. Marquez non si sottrae e regala due bis entusiasmanti, ammiccando come solo lui sa fare e facendo ascoltare una musica che non c’è, perché a scrivere queste note sulle quali balla sono i suoi piedi, le sue movenze, il suo carisma, tutto il resto è silenzio, il silenzio della magia del flamenco.

 

 

POCHE DOMANDE AD ANTONIO MARQUEZ

Porre queste poche domande ad Antonio è stata una vera e propria “Mission Impossible” da fare invidia a Tom Cruise e tutta la serie di film con codesta denominazione. Per quindici minuti circa avrei voluto essere Batman o Superman in modo di avere la possibilità di volare e superare lo stuolo di ammiratrici impazzite che contornavano Marquez all’uscita del Teatro. Certamente immaginate che le sopracitate fans avessero un’età che andasse dai 15 ai 20 anni… No!!! Le ammiratrici di Marquez gli anta non li devono compiere più da un bel po’ e lasciatemelo dire, sono peggio delle figlie, per lo più adolescenti che le accompagnano. Va bene che Antonio è una persona che vanta un tasso di disponibilità al di sopra di ogni più rosea previsione, va bene che è uno di quei rari casi di bravura, bellezza, fascino e simpatia che convivono nella medesima persona, però signore mie c’è un limite a tutto, che ne dite?

Antonio dopo averti visto ballare ci si chiede se il flamenco è un’ossessione per te…

… più che altro una droga. Nelle poche volte che riesco a prendermi una vacanza mi manca, così mi ritrovo a fare, almeno, riscaldamento per non perdere la forma fisica.

Sul palco sei carismatico, ti reputi narcisista?

Quando danzo lo sono molto, ma a differenza di molti miei colleghi non punto sulla mia immagine, infatti rifiuto sempre di posare per delle copertine. Sono contento del mio lavoro e della mia famiglia e questo mi basta.

…Non puoi negare,però, che le donne ti adorano e ti reputano bellissimo…

…Ringrazio molto le mie fans, però sono loro a dire che sono bello, non sono io a dirlo!

Neghi anche di proporre un flamenco altamente erotico?

Dopo aver ballato tanto il sudore fa si che i vestiti mi si incollino addosso, non posso evitarlo, questo, in alcuni casi, ha portato il pubblico a strapparmi la camicia, che dire fa parte dello spettacolo ed io mi nutro dell’energia che arriva da loro. Ciò che, però, mi regala maggiori soddisfazioni è vederli andar via ballando, forse qualcuno di loro deciderà anche di imparare a ballare flamenco, chissà!!!

… Già chissà!!Intanto le fans non mollano, anzi sembrano moltiplicarsi a vista d’occhio e cosa vuoi rimproverare loro, bello è bello, poi è gentile, bravissimo….

Scusa Antonio ma un difetto ce l’hai?

 

 

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