di Valeria C. Giuffrida

 

Pubblicata dal “Corriere del Sud”

 

 

Un cineasta spagnolo amato in tutto il mondo, un premio Oscar, ma soprattutto un grande uomo, nella sua semplicità e nel suo gran senso dell’umorismo.

La sua carriera nasce dai cortometraggi, nel 1974 firma il suo primo lavoro. Nel contempo, però, sempre affascinato dallo spettacolo filmava per divertimento e disegnava fumetti per riviste underground.

Cinquantatre anni compiuti da poco, che vivono nell’anima di un ragazzino goliardico, capace di far ridere anche nei discorsi più seriosi.

Libero e controcorrente nel suo modo di vivere il cinema, Almodovar ha mescolato stili, storie, sentimenti, impegno e vita privata tutti caratterizzati da una straordinaria carica vitale.

E’ , certamente, il simbolo di un’ Europa molto amata dall’America, sino al punto di consegnargli un Oscar. Nonostante tutti i riconoscimenti ricevuti, Pedro Almodovar è una persona semplice ed umile, la medesima umiltà con la quale si cala nei panni dei suoi protagonisti ricchi d’umanità.

Lei ha caratterizzato i suoi film con l’universo femminile, nel suo ultimo lavoro “Parla con lei”, al contrario, viene esaltato l’uomo, da cosa nasce questo cambiamento?

Quando sono tornato dalla lunga promozione di “Tutto su mia madre” ero carico di premi, ma anche molto stanco, quindi ho sentito la necessità di soffermarmi su un soggetto più intimo. Ho scelto un film che avesse una dimensione minore e che mi consentisse di rifugiarmi in un luogo intimo e piccolo della mia personalità dopo un anno di tanto clamore.

Però ha dichiarato che le donne erano più stuzzicanti degli uomini da raccontare, il suo pensiero ha subito un inversione di marcia?

E’ vero in passato ho lavorato più con attrici che con attori, questo non significa che abbia qualcosa contro gli uomini dal punto di vista cinematografico. Se devo scrivere una commedia, però, la penso al femminile, che poi i miei protagonisti siano uomini o donne, dipende molto dallo sviluppo della storia. Negli ultimi cinque anni mi sono accorto di invecchiare e quando s’invecchia si tende a pensare a se stessi, sono un uomo e quindi sto scrivendo al maschile.

Perché proprio una storia come quella raccontata in “Parla con lei”?

Sapevo che era un’ incognita narrare di un uomo che piange e nel contempo di un altro che continua a parlare con una donna in coma, però ho deciso di assumermi questo rischio.

Cosa prepara Pedro Almodovar, qual è il suo prossimo lavoro?

Personalmente, non so mai cosa sarà il mio prossimo progetto sino a quando non dico “Ciak Azione”, attualmente sto preparando tre storie contemporaneamente e mi auguro che nessuno sia invidioso di tutto questo! Una delle tre storie ha un vincolo stretto con l’Italia, si intola “La maleducazione” ed all’origine di questa maleducazione ci sono dei preti italiani, che lavoravano in Spagna. Ho già una sceneggiatura scritta e sto attuando il casting, quando lo finirò, potremo affermare che “La maleducazione” sarà il mio prossimo film.

E cos’altro bolle in pentola?

Sto adattando un romanzo francese “Tarantola” ed Antonio Banderas ha già dichiarato che incominceremo a girare novembre, in realtà, non è così, le riprese inizieranno solamente il prossimo anno e forse con Antonio Banderas.

Ma lei ch’è così ricco di idee come riesce a seguirle tutte? Oppure ne abbandona qualcuna nel cassetto?

Quando lavoro vivo, sempre, una tentazione irresistibile ed alla quale cedo. Non riesco a non portare avanti anche altre idee che mi vengono in mente e pertanto inizio a lavorare su due cose contemporaneamente.

Adesso, allora, avrà sicuramente un altro progetto sul quale sta lavorando?

Si, mentre lavoravo su “Tarantola” mi è venuta in mente un’idea folle e paradossale sullo stile di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.

Ci può anticipare qualcosa, oppure, rimane tutto segreto?

No, ho intenzione di rifarmi a quelle commedie americane che si svolgono negli aeroporti, il titolo potrebbe essere “Donne e aeroporti”.

Per quali di tutti questi dirà per primo “Ciak Azione”?

Non lo so, vorrei farli tutti contemporaneamente!

Cosa ne pensa del cinema spagnolo?

Ci sono molto autori interessanti che, purtroppo, non sono noti neanche in Spagna. Credo che sia un problema di distribuzione. Riuscire ad avere una prima per un film spagnolo, al di fuori di Italia e Francia, dove si comprano molti film spagnoli, ha dei costi esorbitanti. Il problema fondamentale è che il nostro mercato è molto ristretto e per una pellicola media è difficile riuscire ad ammortizzare i costi. Per essere più chiaro, nel corso dell’anno passato in Spagna sono stati prodotti circa 150 film, di cui 50 non sono nemmeno stati presentati al pubblico, per mancanza di tempo, ma soprattutto di spazio. A causa di questo fenomeno le grandi televisioni hanno smesso di comprare film spagnoli il che ha procurato una caduta della produzione del 50%, ovvero un disastro.

…Ed un grande del cinema come lei cosa propone?

Il cinema spagnolo è stato molto attaccato da una televisione spazzatura, che ha nonostante i programmi scadenti ha radunato molto pubblico, credo che anche nel cinema ci siano le stagioni delle vacche grasse e quelle delle vacche magre, non posso che sperare di meglio per la prossima stagione.

 

 

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