di Valeria C. Giuffrida

 

 

Pubblicato dal quindicinale “Box”

 

 

Guardandolo negli occhi ti viene in mente solo una cosa, delle belle “cirase” mature, grosse, carnose e scure come solo le nostre siciliane sanno essere.

E’ magnetico lo sguardo Enrico Lo Verso, questo attore siciliano dai tratti marcati e dalle tinte scure, che ricordano la profondità delle gradazioni della lava.

Riservatissimo sulla sua vita privata, non appena gli se ne fa cenno, “si avvale della facoltà di non rispondere”, alzando una barriera gentile e garbata che preserva la sua famiglia della quale non si sa, per l’appunto, nulla.

E’ generoso, invece, nel raccontarsi professionalmente.

La sua carriera è caratterizzata da professionalità, impegno, intensità, ma soprattutto un talento naturale, che lo porta ad essere tale in qualsiasi interpretazione.

A regalarcelo come acuto interprete è stato il Manuale delle giovani marmotte! Si proprio lui, quello di Qui, Quo e Qua, che spiegava come diventare astronauta, calciatore ed anche attore. Così il giovane Enrico compiuti i 18 anni, come consigliato dal manuale, chiama i numeri suggeriti dal libro ed aspetta. Mai avrebbe immaginato che anni dopo sarebbe stato protagonista di un film della Disney, “Salvatore – questa è la vita”.

– E’ una storia dura quella di Salvatore…

…La prima volta che ho letto il copione, che inizia con la morte del padre in cantiere, mi sono detto che era una storia molto dura per un film Disney, poi mi sono soffermato a pensare a Bambi, il Re Leone e mi sono reso conto che pur essendo cartoni animati, neanche quelle scherzavano.

– Sei un attore molto amato dalla critica, ma ti affidano sempre ruoli drammatici, ambiresti ad un ruolo comico?

Assolutamente si, anche se ho iniziato con un ruolo comico a teatro, con lo spettacolo “Volevamo essere gli U2”. Nel contempo, però, mi chiamò Amelio per “Il ladro di bambini” e da allora mi affidano solo ruoli drammatici.

-Allora possiamo lanciare questo appello per un ruolo comico?

Io ci sguazzerei proprio e sarebbe una sfida bellissima, ma solo con una buona regia.

– Hai accennato al tuo debutto teatrale, facciamo un passo indietro nel tempo, al tuo primo film con un cast d’eccezione….

“Nulla ci può fermare” con Margherita Buy, Sergio Rubini e Maurizio Donadoni, un cast eccezionale, di persone eccezionali, oggi difficile da mettere insieme….

-Quando ti propongono un copione, qual è il tuo approccio iniziale con quello che sarà il tuo personaggio?

Il mio ruolo non lo focalizzo mai all’inizio. Degli altri personaggi ne percepisco già le caratteristiche, il mio resta sempre per ultimo, si delinea e cresce mentre lavoro anche attraverso il rapporto che instauro col regista.

-C’è un regista col quale ambiresti lavorare?

Si, ma non ti dico chi è…

-…Perchè?

Molto semplice, se lo dico, lui non mi chiamerà. Nel cinema è un gioco delle parti, come tra uomo e donna.

Sarai nel cast del sequel “Milano – Palermo: il ritorno” di Fragasso….

In passato girare dei film in Sicilia e che parlassero di mafia, mi provocava disagio. Con questo film ho superato questo ostacolo, probabilmente perché il soggetto non è improntato sulla mafia, ma sulla contrapposizione di buoni e cattivi, una sorta di western odierno…..

-….Ma il tuo ruolo qual è?

Il cattivo! Sono il capo dei cattivi!!!

-Spesso i bambini sono stati i tuoi compagni di viaggio sul set, come si lavora con loro?

I bambini rubano sempre la scena perché hanno un particolarità che noi non abbiamo: la spontaneità. Per il narcisismo di alcuni attori questo è un effetto assolutamente destabilizzante. Per me, invece è assolutamente divertente. Il bambino gioca e se entra nel meccanismo di questo grande sollazzo che è la recitazione si diverte e lo fa assolutamente bene.

-Ormai, in Italia, ti si può considerare il paladino dei bambini sul set?

Non solo in Italia! Ho girato “Mirush”, che racconta la storia di un ragazzino che lascia il Kosovo per andare a lavorare in Norvegia, il protagonista è Nazif un ragazzino di 13 anni eccezionale.

– Hai più rivisto i fratellini che con te hanno recitato ne “Il ladro di bambini”?

Si chiamano Giuseppe e Valentina. Il primo ha continuato a recitare ancora per un pò, Valentina ha smesso perché le proponevano sempre la medesima parte ed è diventata una maestra, però non li ho più incontrati.

– Esiste un trucco per lavorare con i bambini?

Non te lo puoi permettere, perché loro per essere motivati devono credere ed avere fiducia nelle persone che hanno vicino.

– Che ricordo hai della tua infanzia?

Bello. Mi vengono in mente le guerre d’acqua d’estate, armati di bottiglie per gli spruzzi e le olimpiadi che organizzavamo in cortile…

– Cos ‘è per te la recitazione?

Il mio mestiere è un gioco di squadra, dietro un primo piano ci sono cinquanta persone che lavorano. Per me intraprendere questa carriera è stato come continuare a giocare agli indiani e i cowboy…

– … Dovresti girare un western…

… in attesa che avvenga ho girato un kolossal con Viggo Mortensen, “Alatriste” ambientato nel seicento spagnolo, dove finalmente ho tirato di spada.

-….Ne eri già capace?

No, mi ha insegnato un maestro d’armi Bob Anderson che ha 85 anni ed è stato la controfigura di Errol Flynn. Non avevo mai tenuto in mano una spada, ma lui mi ha detto “Sei siciliano? Allora sei geneticamente predisposto” e fortunatamente sono riuscito.

– … Com’è stato lavorare con Viggo Mortensen?

Uno spasso, sembrava di giocare agli indiani e cowboy…

….Ma allora è proprio una fissazione!!!!!

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