di Valeria C. Giuffrida

 

Pubblicato da “Il corriere del sud”

 

 

Tra Nastri d’Argento, Ciak ed altro, Sergio Castellitto per la scorsa stagione può certamente vantare un bottino di premi che chissà in quanti gli invidiano.

Certamente, c’è una passione ed un talento che convergono tutti in una personalità solo all’apparenza quieta, ma in realtà ruggente ed eclettica, un miscuglio di qualità che porta Castellitto ad essere una certezza del nostro cinema, così come del nostro teatro e della nostra fiction.

Vige in noi la certezza che in America, Castellitto avrebbe già portato a casa un bell’Oscar, ma durante l’attesa che tutto ciò avvenga, magari con un bel film italiano, lo abbiamo incontrato in un caldo pomeriggio, dove il nostro sole di Sicilia la faceva da padrone ed il mare era lo sfondo perfetto per una bella chiacchierata.

L’essere considerato uno dei migliori attori italiani ti responsabilizza o imbarazza?

Entrambe le cose, anche se non so se faccio effettivamente parte di questa rosa d’attori, comunque è normale che l’imbarazzo esiste così come la responsabilità quando hai un copione per le mani e ne devi valutare tutti i suoi aspetti.

La barriera tra cinema italiano e straniero esiste?

Credo che la situazione non è facile, però gli artisti hanno nel loro DNA il dovere di essere ottimisti, altrimenti da domani nessuno avrà voglia di andare sul set a girare.

Probabilmente il cinema italiano andrebbe fortificato in patria, prima di esportarlo?

Continuo a pensare che bisogna essere positivi, le stagioni si alternano esistono quelle delle vacche magre e quelle delle vacche grasse, quella appena conclusasi credo che sia stata ampiamente di vacche grasse.

Hai definito “L’ ora di religione” un film mistico, ne sei convinto?

Assolutamente! La spiritualità di questo film è palese, ma soprattutto è molto forte, si avverte per tutta la durata della pellicola.

Dopo che l’hai definito ascetico, Belloccio si è arrabbiato come avevi previsto?

Non lo so, forse non si è accorto o nessuno gli ha riferito di questa mia affermazione.

Voci di corridoio affermano che tu fossi poco propenso ad accettare il ruolo d’Ernesto…

… all’inizio, quando mi diedero il copione! Ad essere onesto non avevo capito nulla di quello che leggevo. Bellocchio oltre ad essere ascetico è anche un pittore e, dipinge mentre scrive, ma soprattutto lo fa sul serio, infatti, i quadri che si vedono nel film sono i suoi.

Padre Pio ed Ernesto Picciafuoco, due ruoli opposti…

E’ stata una bella sfida quella di affrontare due personaggi così apparentemente distanti, in realtà in Ernesto ho ritrovato un po’ del misticismo di Padre Pio.

E’ vero che del libro di tua moglie, Margaret Mazzantini, (Premio Strega 2002 n.d.r.) “Non ti muovere” ne vuoi girare un film?

Si, penso che il libro racconti una storia d’amore molto forte e che come film sia un gran bel soggetto.

Ne sarai il protagonista?

Si, se Dio vuole.

Ma quando Margaret ha vinto, tu hai pianto…

…Si, d’invidia!!!!

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