di Valeria C. Giuffrida
Pubblicata dal mensile “No Comment”
Parlare con Hugh Grant, è paragonabile ad una chiacchierata con Raimondo Vinello. Vi state chiedendo dove stia il nesso fra i due? Esiste, vi assicuro, Hugh parla intercalando ogni risposta con un po’ di quell’umorismo inglese, che lo contraddistingue, lo stesso che porta sullo schermo.
Se avessi dovuto riportare tutta l’intervista per intero, battute comprese, probabilmente l’avremmo dovuta pubblicare in dispense settimanali. Nato quarantaquattro anni fa a Londra, conserva in se tutto il fascino della sua città d’origine. Il suo debutto arriva all’età di vent’anni, quando è ancora uno studente universitario.
Dopo qualche partecipazione teatrale e televisiva, ottiene un ruolo in “Maurice” nel 1987. L’exploit cinematografico arriva, però, con la sua interpretazione di un giovane aristocratico in “Quattro matrimoni ed un funerale” il film britannico più famoso al mondo. Una consacrazione che gli apre le porte di Hollywood e la via verso il definitivo successo, consacrato oggi, dal film “Che pasticcio Bridget Jones”.
L’umorismo inglese, non l’ha perduto ed è parte integrante del suo fascino, almeno, quanto il sorriso da mascalzone che lo ha reso noto al pubblico femminile. Eccentrico Mr. Grant, mentre parla con noi lo scopriamo sotto il tavolo a piedi scalzi e ci chiediamo se le scarpe non le ha mai avute, ma mentre cerchiamo di fare mente locale sul suo ingresso nella sala dell’albergo, lui ha già fatto un’altra delle sue battute che ci distolgono dal nostro pensiero e ci riportano a quest’inerpicante intervista.
Il suo successo del momento è “Che pasticcio Bridget Jones”, si è mai sentito un po’ come la protagonista del film?
Uomini o donne siamo un po’ tutti goffi come Bridget. Il suo personaggio ci rassicura, è confortante sapere che c’è qualcuno come noi, con una vita imperfetta, che cerca di mettere in atto tutti gli stereotipi che la società ci impone, creando un gran pasticcio, forse è arrivato il momento di amarci per quello che siamo.
Ha mai tenuto un diario?
Si, li ho letti da grande e li ho trovati pretenziosi in modo imbarazzante. Che vergogna!
I suoi genitori, come vivono il suo successo?
Mia madre Fynvola e mio padre James, non si sono mai lasciati impressionare dal mio successo, per loro sono sempre Hughie.
Si ritrova nel fatto che in molti dicono che lei recita sempre lo stesso ruolo?
E’ vero se faccio lo stesso ruolo da parecchio tempo è perché sono un attore limitato!!! Limitato, anche, da una faccia da classico figlio di buona madre, ecco, vedi la famiglia ritorna sempre!!
Gli attori britannici sono sempre di standard molto alto, probabilmente per la lunga militanza in teatro o per le vostre scuole di recitazione, molto sobrie. La televisione potrebbe sciupare tanto talento?
Certamente il nostro livello è molto alto, ma è anche vero che alcuni attori britannici non sono adatti al cinema o alla televisione proprio perché troppo teatrali.
Non credo che la televisione possa screditare un attore, credo, invece, che la carta vincente di un attore è il copione. Se ricevi dei premi, principalmente il merito va alla storia ed al ruolo che hai interpretato.
Come si prepara ad un ruolo?
Preparo tutto da cima a fondo, sono un attore molto invadente, quasi come…Barbra Streisand!!
(e ride di gusto n.d.r.).
Ha mai girato in Sicilia?
Per “Maurice” facemmo un salto per girare una scena ambientata in Grecia, quindi per il futuro di poter girare un intero film da voi. Sicuramente devo lavorare per parlare la vostra lingua. Il mio italiano si è fermato ad un disco del 1981 che diceva: “Sono andato in spiaggia”, “Mia sorella è malata”, “Ecco il ventaglio di Sir Windemere”, ma sono certo che voi dite molto di più, quindi mi tocca lavorare molto!!!