di Valeria C. Giuffrida

 

 

Pubblicato dal quindicinale “BOX”

 

 

Vano, assolutamente vano, il tentativo di negare che in terra di Sicilia e non solo, Lei, Issa come direbbero in luoghi ben definiti dell’entroterra siculo, è un’icona.

Di chi parlo? Dell’ unico essere umano cantante che abbiamo esportato all’estero, con un marchio ben in vista, made in Sicily: Carmen Consoli.

Ritornata sulle scene dopo tre anni di assenza, la cantantessa, rimane l’unica a non essersi uniformata al prototipo del cantante italiano, lei rimane sempre e comunque se stessa. Non ha fatto nulla per far sparire la nostra cadenza nel parlare, che si evidenzia in modo più marcato, quando esci dai nostri triangolari confini e parla sempre della sua Sicilia.

Nel suo nuovo disco, “Eva contro Eva”, filosofeggia raccontandoti di personaggi che non fai fatica a riconoscere ed a collocare, perché li conosci, sono il tuo vicino di casa, quello del pianerottolo, oppure sei tu. Più intimo e ricercato nei suoni, il nuovo lavoro di Carmen, merita molta attenzione per l’impatto forte, ma nel contempo delicato, che giunge già dalla copertina, per estendersi a tutte le tracce del disco.

La lunga gestazione, i motivi di talune scelte ed il perché abbia optato per un certo tipo di suono, però, sono decisioni che vanno raccontate da chi, in prima persona,le ha attuate: Carmen.

“Eva contro Eva” perché questo titolo?

Sono stata ispirata dal film di Mankiewicz con Anne Baxter e Bette Davis. Nel film la giovane segretaria ha un volto angelico che ispira purezza, in realtà ha scopi poco nobili come il tradimento. Le miserie e le nefandezze hanno sempre un duplice aspetto legato al dubbio di Eva se peccare o meno. Lei  e il tradimento camminano di pari passo. Raffigura la prima madre, ma anche colei che tradisce il patto con Dio. Un’altra duplicità sta nella maledizione che la investe: “partorirai con dolore”. La gioia più grande di una donna, nasce da una sofferenza. Tutti noi siamo duplici e lei ne è la raffigurazione per eccellenza.

In un disco che si intitola “Eva contro Eva”, non potevano, certamente mancare le figure femminili, chi è Maria Catena?

E’ una vittima. Vittima dell’invidia, delle calunnie dei suoi compaesani. E’ noto che una bugia, ripetuta tante volte diventa realtà. Questa canzone racconta il male, che vive la massima manifestazione nelle parole. Qual è l’interesse principale delle riviste oggi? Il Gossip! C’è una curiosità verso la vita degli altri,che non esiterei a definire nauseante…

… ancora un ritratto femminile ne “La dolce attesa”…

…la protagonista è una giovane donna che  subisce delle forti pressioni perché non è ancora madre, pur avendo superato quella che si definisce l’età feconda di una donna, dai 18 ai 28 anni. Le sollecitazioni sono così insistenti che inizia a vivere una gravidanza isterica. Chi la circonda, colpevole della sua isteria, tace anzi le attribuisce la colpa della sua illusione.

Per lanciare il disco, però, è stato scelto un protagonista maschile “Sig. Tentenna”…

Tentenna raffigura un uomo incapace di assumersi le proprie responsabilità. E’ il frutto della nostra società, che ci spinge ad avere ambizioni più alte rispetto alle nostre capacità, ma soprattutto ci spinge a vergognarci di quello che siamo.

Per “Eva contro eva” hai optato per un suono più acustico e scarno, come sei giunta a questa scelta?

In realtà è un po’ che giravo attorno a questo tipo di sonorità, dal concerto di Taormina con l’orchestra, siamo arrivati ad oggi con dei suoni ancora più scarni, ma effettuando una ricerca di strumenti più popolari, come ad esempio i friscaletti…..

… E il rock?

Il rock, oramai, lo fanno tutti, non è più una musica di rottura, è più trasgressivo “u friscalettu” del pastore dell’ Etna che il rock. Inoltre, avevo bisogno di una sonorità diversa, di una voce più pacata che non ha bisogno di grandi vocalizzi per raccontare qualcosa.

In questo lavoro vi sono due incontri musicali mportanti…

… Con Angelique Kidjo ho inciso “Madre Terra”. Angelique è una persona di una cultura enorme e molto generosa. E’ stata con noi una settimana e come dice Santana ha una voce d’angelo. Con Goran Bregovic ho inciso “Il pendio dell’abbandono” per il film di Faenza, ma nel disco è stato inserito in una versione diversa.

E’ indiscutibile il tuo legame inossidabile con la Sicilia è sempre presente nella tua musica e nel tuo quotidiano. Decidendo di musicare “Ciuri di campo”, poesia di Peppino Impastato, hai toccato un tema molto importante e profondo, la mafia. Come è avvenuta la decisione di affrontare un argomento così forte?

Impastato, come Libero Grassi, Falcone, Borsellino è uno degli eroi della Sicilia e come tali vanno ricordati, magari instaurando un dialogo con loro, anche se sono scomparsi.

La decisione di scegliere “Ciuri di Campo” non è stata mia, ma dei Lautari. Nel musicarla, hanno pensato a me per cantarla me l’hanno proposta. Il progetto, in realtà, è nato oltre un anno fa per un’iniziativa del periodico “Il manifesto” che ha chiesto a dei musicisti di musicare delle poesie di Peppino per poi pubblicarle. La raccolta però non venne realizzata. Partendo in tour con i Lautari, abbiamo pensato di scegliere questa canzone per cantarla insieme sul palco. Nel contempo e per pura coincidenza “Il manifesto”, nello stesso periodo ha deciso di pubblicare questo disco omaggio a Peppino.

 

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